Come intervenire su un edificio esistente in cemento armato mediante il rinforzo dei nodi con piastre in acciaio inserite nello spessore della tamponatura.

Alcuni edifici costruiti negli anni 60/70 sono caratterizzati dall’avere telai in cemento armato a vista e tamponature a cassetta di laterizi forati o, a volte, in mattoncini.

Sovente lo scarso spessore del copriferro non consente l’applicazione di piastre in acciaio per il confinamento, placcaggio e rinforzo dei nodi a meno di non eccedere poi dallo spessore esistente del ripristino o rivestimento.

Non solo, uno scarso spessore del ricoprimento delle piastre potrebbe portare ad una dilatazione termica eccessiva del rinforzo compromettendone la sua integrità nel tempo.

Il Problema delle strutture in c.a.

Gli edifici a telaio di cemento armato, costruiti prima dell’avvento delle Norme Tecniche per le costruzioni del 2008, presentano una Vulnerabilità Sismica legata al confinamento dei nodi.

Ci riferiamo in particolar modo ai nodi perimetrali dove da uno o più lati non convergono le travi e presentano un pannello d’anima libero.

La problematica di questi nodi è dovuta alla carenza di confinamento legata all’assenza di staffe; nel nodo sono presenti le sole barre verticali dei pilastri e quelle longitudinali delle travi e nessuna staffa.

Questa carenza comporta che il nodo tra trave e pilastro non garantisca il giusto grado di incastro, assumendo un comportamento più vicino a quello di una cerniera, ottenendo una riduzione della capacità dissipativa della struttura. Per mitigare questa problematica abbiamo diverse possibilità di intervento, in base al risultato che vogliamo ottenere.

Se volessimo rimanere nell’ambito degli interventi locali si può intervenire localmente sui nodi non confinati, inserendo dei sistemi di placcaggio con piastre in acciaio o fasce in fibra di acciaio o carbonio.

La scelta del metodo di rinforzo non può prescindere dalle condizioni al contorno e dalle variabili in gioco, quali:

  • invasività;
  • costi;
  • durata dei lavori;
  • grado di finitura;
  • tipologia della tamponatura;
  • ecc….

Uno tra i casi particolari riguarda proprio tutti quegli edifici in cui il telaio di cemento rimane esternamente a vista, in cui la tamponatura è contenuta solamente all’interno delle varie specchiature tra travi e pilastri ed affilate ad essi.

Idea progettuale

Una possibile soluzione progettuale potrebbe essere quella di agire in asse al telaio, tagliando o rimuovendo la tamponatura, ed inserendo delle classiche piastre ad angolo opportunamente irrigidite e collegate a travi e pilastri, mediante barre filettate in perfori inghisati.

In questo modo si va ad aumentare il grado di incastro del nodo, migliorandone rigidezza e resistenza.

Si deve contestualmente verificare che tali tipologie di rinforzo non portino a rotture fragili della trave, valutando l’armatura presente.

Tale intervento può essere realizzato a partire dal livello inferiore, maggiormente sollecitato, per poi salire ai vari livelli in base al budget a disposizione.

Dal punto di vista normativo dovremmo verificare la categoria in cui ricade l’intervento, se la variazione di rigidezza è compresa nel 15% si può rientrare negli interventi locali, se superiore si ricade nell’ambito del miglioramento sismico.

Nel caso preso in esame e mostrato in foto, il rilievo di dettaglio del telaio esistente, ha concesso la modellazione di ogni singolo nodo per studiare una soluzione che sia più Standard possibile, al fine di ottenere lo stesso grado di sicurezza ma che ottimizzi i tempi di realizzazione facilitando l’installazione in cantiere.

Meno STRESS anche per la Direzione dei Lavori…il che non guasta mai (n.d.r).
Si riducono i margini di errore della fase di montaggio.

A presto
Marco

Last Update: 3 Novembre 2024